TYPOLOGIES

Lustra – Moio della Civitella

DIFFICULTY

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Patrimonio culturale

Storia

Ascea, come le sue frazioni Mandia, Catona e Terradura, faceva parte della baronia di Castellammare della Bruca, il centro abitato che nel Medioevo si era sviluppato sull’acropoli dell’antica Elea-Velia, ricordato nei documenti a partire dal XII secolo. Ne furono feudatarie diverse famiglie, tra le quali i Sanseverino che nel 1447 donarono il feudo alla casa dell’Annunziata di Napoli che lo tenne fino al 1702, quando passò ai Caracciolo e poi ai Maresca che lo mantennero fino all’abolizione della feudalità. In seguito allo spopolamento di Castellammare della Bruca, dopo la peste del 1656, il centro di riferimento della baronia divenne Ascea, che già nel secolo precedente contava un maggior numero di abitanti.

Il nome Ascea compare per la prima volta in documenti del XIII secolo, a proposito di una delle torri, detta de la Scea (forse attuale torre del telegrafo). L’origine del toponimo, più che al greco a-skia (senza ombra) è forse da mettere in relazione con Isacia / Iscia, uno degli isolotti che secondo Plinio il Vecchio si trovavano di fronte alla costa di Velia.

Ascea è ubicata su una collina (293 m slm) in bella posizione panoramiche sulla costa, ricoperta di uliveti secolari. Ai piedi della collina, presso il mare, si è sviluppata la frazione di Marina. Nel territorio del Comune di Ascea rientra il Parco Archeologico dedicato all’antica città greco-romana di Elea- Velia e le frazioni di Mandia, Catona e Terradura.

Archeologia

PARCO ARCHEOLOGICO DI VELIA

Nel territorio comunale di Ascea ricade l’area del Parco Archeologico di Velia, dal 2020 unito amministrativamente a quello di Paestum.

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Velia nacque, con il nome originario di Hyele, divenuto poi Elea e infine Velia in età romana, intorno al 540 a.C., ad opera di greci profughi dalla loro madrepatria, Focea (Asia Minore, attuale Turchia), conquistata dall’Impero Persiano. Dopo varie peripezie, essi riuscirono a trovare un luogo dove abitare, grazie all’appoggio delle città greche di Reggio e Poseidonia (Paestum), sulla costa del Cilento, regione allora facente parte di quella più ampia chiamata Enotria.

Ad Elea nacquero e vissero, nel V secolo a.C., i filosofi Parmenide e Zenone, animatori della scuola filosofica detta eleatica e tra i più importanti pensatori greci. Essi diedero le leggi alla città e Zenone tentò anche una congiura contro il tiranno che aveva preso il potere, nella quale trovò la morte.

Dopo una fase (tra V e IV secolo a.C.) nella quale Elea è impegnata in lotte contro i Lucani, gli inizi del III secolo a. C. stringe un trattato di alleanza con  Roma, alla quale fornisce aiuti navali durante la prima (264-241 a.C.) e la seconda (218-202 a.C.) guerra punica. In questo periodo la città è pienamente inserita nel contesto politico ed economico del Mediterraneo. Molti cittadini di Elea sono presenti in diverse località del Mediterraneo a testimoniare il dinamismo e la vitalità della città in età ellenistica, quando è molto attiva nei traffici commerciali.

Nel I secolo a.C. Elea è ormai una città romana ed il suo nome assume la forma latinizzata di Velia. La tradizione culturale greca della città rimane però ben viva come dimostra l’usanza di far venire proprio da Velia le sacerdotesse addette a Roma al culto di Cerere e come testimoniano gli onori resi ai suoi filosofi e ai suoi medici, appartenenti ad una scuola di medicina le cui origini erano attribuite a Parmenide. In questo periodo Velia fu spesso luogo di residenza o sosta di importanti personalità della politica e della cultura romana, come ad esempio Lucio Emilio Paolo e Cicerone, nonché base navale prima di Bruto e poi di Ottaviano Augusto (36 a.C.). Tra I e II secolo d.C. Velia è una città  vitale e prospera, come testimoniano gli interventi urbanistici ed architettonici.

A partire dalla tarda età imperiale sembra iniziare un periodo di decadenza per la città, che tuttavia conserva una certa importanza e vitalità, fino almeno al VI secolo a.C., quando era sede vescovile.

Nel X secolo, precisamente nel 954, a Velia si verificò un avvenimento che suscitò stupore e meraviglia nei contemporanei: il rinvenimento delle reliquie di San Matteo, apostolo ed evangelista, poi trasferite prima a Capaccio e quindi a Salerno.

Nel corso del Medioevo la parte abitata va restringendosi alla collina dell’acropoli, dove viene impiantato un castello, ricordato nei documenti a partire dal XII secolo, intorno al quale si sviluppa un piccolo centro villaggio denominato Castellammare della Bruca, abitato fino alla fine del XVII secolo.

I resti monumentali dell’antica città di Elea-Velia sono inseriti in un paesaggio, non interessato da sovrapposizioni moderne, caratterizzato da macchia medi­terranea e da secolari uliveti.

La visita inizia dalla parte bassa della città bassa (Quartiere meridionale), dove sono visibili strutture che risalgono all’età ellenistica e romana. Il viale di ingresso costeggia la cinta muraria e parte della necropoli di età imperiale (I-lI sec. d.C.), caratterizzata sia da sepolture individuali che da recinti funerari, all’interno dei quali erano poste più sepolture..

L’ingresso alla città è costituito da Porta Marina Sud, protetta da una torre qua­drangolare, presso la quale inizia via di Porta Marina, alla cui sinistra si trova un isolato con quattro abitazioni, databili alla prima età imperiale (Insula I), mentre alla sua destra è situato un complesso (Insula II) , costituito da un portico al piano terra (cripto­portico), sovrastato da un’area a giardino, mentre ante­riormente si apre un cortile porticato, con al centro un altare. L’edificio, costruito in età augustea (31 a.C.-14 d.C.) con rifacimenti nel corso del II sec. d.C., è stato variamente inter­pretato (palestra, scuola-collegio, un sacello del culto imperiale). Dal complesso proviene un ciclo scultoreo, riguardante Parmenide, i medici eleati e la famiglia imperiale giulio-claudia.

Al margine tra il Quartiere meridionale e il Quartiere dei Vignali è ubicata la Masseria Cobellis, edificio rurale che si è in parte sovrapposto ad un complesso pubblico di età romana (I secolo d.C.) costruito intorno ad una sorgente e caratterizzato da un grande ambiente e da un’area scoperta porticata. Nella Masseria è ospitata una piccola esposizione dedicata al complesso, mentre nell’ambiente al piano terra sono sistemati i plastici relativi a Porta Rosa e a Castelluccio.

Presso le Terme si imbocca via di Porta Rosa, la principale arteria urbana, che conduce alla parte alta della città e, attraverso Porta Rosa, al Quartiere Settentrionale, non visitabile. Alle spalle delle Terme si trova un pozzo monumentale, che si riteneva fosse destinato a raccogliere offerte sacre. Presso il pozzo si imbocca Via del Porto sulla cui destra si sviluppano isolati di abitazioni.

Le Terme, costruite nel II sec. d.C., sono caratterizzate da un gran­de ambiente destinato al bagno freddo, decorato con un mosaico con tessere bianche e nere, caratterizzato da figure di animali e mostri marini.

Via di Porta Rosa divide due quartieri della città. Il Quartiere delle terrazze, sulla sinistra della strada, cosi denominato per gli edifici posti su terrazzamenti, presenta isolati con abitazioni, tra le quali spicca la Casa degli Affreschi, con intonaci dipinti del I sec. d.C. A destra della strada si trova il complesso terrazzato della cd. Agorà (II sec. a.C.), circondato da porti­ci e con fontane, variamente interpretato: agorà, ginnasio o santuario di Asclepio.

Ad ovest della cd. Agorà si sviluppa il Quartiere del Vignale, non visitabile, caratterizzato da abitazioni e da un complesso termale di età romana.

Sul ter­razzamento posto al di sopra della cd. Agorà, si trova un secondo edi­ficio termale (Terme ellenistiche) di età greca (III sec. a.C.).

Proseguendo lungo via di Porta Rosa si arriva al punto in cui la collina presen­ta una grande gola che consente il passaggio della strada verso il Quartiere settentrionale, non ancora visitabile. Questo valico artificiale presenta una singolare sistemazione monumentale nota come Porta Rosa, scoperta da Mario Napoli nel 1964, datata al III sec. a.C., costituisce uno dei migliori esempi dell’uti­lizzo dell’arco da parte dei Greci. In realtà, più che di una vera e propria porta, si tratta di un passaggio voltato che fungeva anche da via­dotto. Attraverso il passaggio voltato via di Porta Rosa proseguiva verso il Quartiere settentrionale, mentre il viadotto permetteva le comunicazio­ni lungo il crinale della collina, dove si trovano diversi santuari. Porta Rosa è preceduta dalla cosiddetta Porta arcaica, una vera e propria porta, come indicano gli alloggiamenti per i battenti.

Prima di intraprendere l’ultimo tratto di via di Porta Rosa, quello più ripido che si addentra nella  gola, si imbocca , in corrispondenza delle Terme ellenistiche, un sentiero che porta all’Acropoli. Qui  sono visibili i resti della parte più antica dell’abitato (fine del VI secolo a.C.), costituito da abitazioni disposte, lungo una strada, in genere composte da uno o due ambien­ti ed un piccolo cortile. Agli inizi del V sec. a.C. esso fu abbandonato e vennero realizzati dei muri per la realizzazione di due ampi terrazzi per ospitare edifici pubblici, civili e reli­giosi. Così, questa parte della collina divenne la vera e propria acropoli della città, con il principale san­tuario, poi interessata da una serie di trasforma­zioni fino al Medioevo, quando vi fu impiantato un castello. Ai piedi del terrazzo superiore è ubicato il teatro. solo in parte conservato. in buona parte distrutto per la realizzazione del fossato del castello medioevale. Il teatro è costeggiato da una strada che portava al terrazzo superiore dell’Acropoli, occupato da una grande area sacra il cui ingresso si trovava in corrispondenza della chiesa di S. Quiricio, la cd. Cappella Palatina, datata al XII-XIII secolo, oggi adibita a spazio espositivo. Nel settore occidentale del terrazzo si trova il basamento di un tempio, in parte distrutto dalla torre databile al XIII seco­lo. Si tratta del principale edificio religioso della città, ma ancora incerta è sua cronologia (forse l’età ellenistica) e la divini­tà alla quale era dedicato (Atena o Era). Di fronte al tempio sorgeva un edificio porticato del IV-III sec. a.C. al quale si sovrappongono una torre e alcune strutture appartenenti al castello, risparmiate dalle demolizioni operate nella prima metà del XX secolo, per riportare alla luce le fasi di età classica. Dal teatro, seguendo il percorso di visita, costeggiando i resti di un grande edificio a pianta rettangolare (stoà), addossato al muro di terrazzamento, probabilmente funzionale a con­tenere gli ex-voto del santuario, si raggiunge la chiesa di S. Maria con l’annessa canonica, oggi adibi­ta a spazio espositivoPartendo dall’Acropoli è possibile seguire l’itinerario che si sviluppa lungo il crinale della collina, scavalcando Porta Rosa e toccando una serie di santuari con edifici di età ellenistica (IV-II sec. a.C.) addossati alla cinta muraria. Il percorso termina presso un grande piazzale per cerimo­nie religiose con altare monumentale dedicato a Zeus. Dopo un altro tratto che costeggia le mura, il percorso raggiunge la grande torre angolare detta Castelluccio, costruita nella seconda metà del IV sec. a.C., che costituisce il nodo termina­le del sistema difensivo della città.

Le sale espositive dell’Acropoli

I due edifici religiosi dell’Acropoli – la cd. Cappella Palatina e la chiesa di S. Maria – ospitano una esposizione dedicata a temi quali cultura, economia, religione e vita quotidiana di Velia.

La cd. Cappella Palatina, sul terrazzo superiore, ospita la prima delle sue sezioni espositive, dedicata al periodo compreso tra la fondazione della città e l’età classica (fine VI-IV sec. a.C.). In particolare sono esposti elementi relativi al rivestimento dei tetti, ceramiche locali e di importazione, offerte votive provenienti dal santuario. La testa-ritratto di Parmenide, sulla stele con l’iscrizione a lui dedicata, sintetizza il valore del pensiero filosofico e della cultura eleati.

La chiesa di S. Maria, sul terrazzo inferiore, presenta un quadro d’insieme della documentazione archeologica dall’età ellenistica (fine IV sec. a.C.) a quella medioevale che dimostrano la floridezza economica della città e le sue relazioni commerciali con i principali mercati del Mediterraneo.

In questa sezione sono anche esposte sculture relative a medici eleati; a divinità, come ad esempio Apollo Oulios; alla personificazione della città, rappresentata da una testa femminile con corona costituita dalla cinta muraria con torri; ed a ritratti di membri della famiglia imperiale giulio-claudia provenienti dal complesso  dell’Insula II del Quartiere meridionale.

(foto 134-138). L’ambiente a piano terra della canonica offre una esemplificazione dei corredi dalle tombe della necropoli romana di Porta Marina Sud e delle iscrizioni greche e romane. Di carattere sacro, pubblico e funerario. Infine è esposta una piccola selezione di ceramiche medioevali.

Link utili:

Parco Archeologico di Velia
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Palazzo De Dominicis-Ricci
Sito web

Mostra permanente “Velia, una città tra Essere e Ben-Essere”
Sito web

Mediterraneo Video Festival
Sito web

Fondazione Alario
Sito web

Velia Teatro
Sito web

Evidenze storico-artistiche

Il centro storico, che nel complesso conserva bene il suo tessuto urbanistico, è caratterizzato da strade tortuose, a tratti gradinate, e raggruppato attorno alla chiesa di S. Nicola, ben documentata a partire dagli inizi del XVII secolo, ma sicuramente più antica.

Di particolare rilievo è Palazzo De Dominicis-Ricci, che ha rivestito un ruolo importante fino al suo massimo esponente, Teodosio De Dominicis, uno degli animatori dei moti cilentani antiborbonici del 1828, motivo per il quale fu condannato a morte. Il palazzo, che nei decenni finali del XIX secolo fu acquisito dalla famiglia Ricci. Nel suo assetto attuale è il risultato di diversi interventi, a partire forse dal XV secolo: agli inizi del XIX secolo giunse a compimento il progetto costruttivo che diede all’edificio l’aspetto attuale. Un portale in pietra dà accesso ad un androne e quindi ad un cortile sul quale prospetta un loggiato che caratterizza entrambi i piani. Gli ambienti a piano terra, un tempo le scuderie, sono coperti da volte a botte. Dichiarato di interesse storico nel 1995, è stato acquistato dal comune di Ascea nel 2006,  sottoposto a restauro e destinato ad ospitare mostre ed eventi culturali.

Il secondo piano del palazzo è occupato da una mostra permanente, inaugurata nel 2017, dal titolo Velia, una città tra Essere e Ben-Essere, che si pone come scopo quello di illustrare due aspetti della storia e della cultura dell’antica città: la filosofia e la medicina.

La mostra, tramite videoproiezioni narrate, immagini ricostruttive e reperti archeologici, racconta la storia di Velia, città dove nacquero e vissero i filosofi Parmenide e Zenone, protagonisti della locale scuola di filosofia. Alla tradizione filosofica eleatica era collegata anche una scuola di medicina che, insieme all’amenità del paesaggio, al clima ed alle terme, costituiva una grande attrattiva anche per importanti personaggi della società di Roma che venivano a soggiornare a Velia, come ad esempio Cicerone. L’esposizione, quindi, mira ad illustrare gli aspetti della scuola filosofica e della scuola medica, insieme ai complessi termali ed alle residenze di lusso che caratterizzavano la città in età romana.

Gli spazi suggestivi del sottotetto ospitano invece una sezione dedicata al paesaggio vegetale ed alle produzioni agricole che, fin dall’antichità hanno caratterizzato, il territorio del Cilento: olio, vino, cereali, fichi, miele, alla base, tra l’altro della dieta mediterranea.

Palazzo De Dominicis-Ricci è anche sede dell’Archivio delle culture Mediterranee che ogni anno organizza il Mediterraneo Video Festival

Ai piedi della collina di Ascea si è sviluppato, nei pressi della stazione FFSS, il moderno abitato di Marina, che, da piccolo villaggio di pescatori, si è trasformato, nella seconda metà del XX secolo, in località meta di turismo balneare. L’originario villaggio di pescatori è ancor ben riconoscibile, nel suo tessuto urbanistico, nella parte dell’abitato proprio ai piedi della collina.

Nei pressi della Stazione FFSS sorge Palazzo Alario, un tempo di proprietà di una delle importanti famiglie che possedevano ampi terreni della pianura di Velia e che vi avevano fatto costruire loro residenze. Il palazzo, risalente alla fine del XVIII secolo, restaurato nei decenni scorsi, è oggi sede della Fondazione Alario per Elea-Velia, attiva dal 1997, con lo scopo di promozione e organizzazione culturale, costituita nel 1986 per volere di Gaetana Alario, ultima discendente del casato. I lavori di restauro del palazzo e la realizzazione di un complesso polifunzionale, affidati all’architetto Paolo Portoghesi e all’ing. Vittorio Gigliotti, sono terminati nel 1999. Il complesso polifunzionale comprende il Cine-Teatro-auditorium ‘Parmenide’, il Teatro all’aperto ‘Zenone’, il Piazzale monumentale con il Portico ‘La Passeggiata dei Filosofi’ e la Foresteria ‘Il Ritrovo di Parmenide’. Il giardino con frutteti ospita due opere dello scultore contemporaneo Vincenzo Cerino: la statua bronzea di Parmenide e la Fontana delle Cinque Sorelle, in riferimento alle cinque dighe (Nocellito, Carmine, Alento, San Giovanni e Fabbrica) realizzate sul territorio dal Consorzio Irriguo di Vallo della Lucania e dal Consorzio Velia per la bonifica del bacino del Fiume Alento.

Da qualche anno la Fondazione ospita anche il festival VeliaTeatro negli spazi dell’Auditorium Parmenide e del Teatro all’aperto Zenone.

All’estremità sud del lungo litorale di Ascea, che si estende dalla foce dell’Alento a Punta del Telegrafo, presso la Scogliera, si trova un suggestivo percorso trekking denominato Sentiero degli Innamorati, che si estende per circa 2 km, con un dislivello di 140 m., caratterizzato da passerelle per accedere alle spiagge, per tutelare la flora dunale, da una pista ciclabile e da piattaforme in legno. Il percorso, immerso nella macchia mediterranea caratteristica del Cilento, offre la possibilità di ammirare un panorama eccezionale su tutto il golfo, soprattutto da Torre del Telegrafo, una delle tanti torri di vedetta costiera facenti parte del sistema di difesa delle coste del Regno di Napoli messo a punto nel XVI secolo per la difesa dalle incursioni dei corsari barbareschi.

Il comune di Ascea offre la rara possibilità di poter visitare un territorio che comprende un’area prevalentemente marittima ma anche una zona di alta collina, con tre piccoli centri abitati – Terradura (350 m slm), Mandia (510 m slm) e Catona (590 m slm) – immersi nel verde di uliveti e castagneti. Tutti di origine medievale, compresi nella baronia di Castellammare della Bruca, conservano centri storici suggestivi e caratteristici. Sulla vetta del monte del Carmine, sulle cui pendici si trova Catona, a 713 m slm, in una straordinaria posizione panoramica verso la costa e verso l’interno, sorge il santuario della Madonna del Carmine, uno dei santuari mariani del Cilento, facente parti del sistema delle “sette madonne sorelle”.

Patrimonio ambientale

Stazione a Genista cilentana di Ascea

Stazione a Genista cilentana di Ascea Il Sito di Interesse Comunitario “Stazione a Genista cilentana di Ascea” ha un’estensione molto piccola (5,4 ha) e si trova in località Punta del Telegrafo nel comune di Ascea. La tipologia di riferimento è quella dei siti marino‐costieri a dominanza di macchia mediterranea. La Ginestra cilentana (Genista Cilentina) è un rarissimo endemismo del Parco [...]

Strutture ricettive e ristorazione

Strutture ricettive Ristorazione

Feste religiose, Proloco, Eventi

Festività religiose

Festa patronale di San Nicola di Bari
6 dicembre - 17 agosto

Feste e sagre

Pro Loco

Feola Aniello
Via Della Ferrovia, 1
tel. 0974 972230
http://www.prolocoascea.it proloco.ascea@tiscali.it