Evidenze storico-artistiche
È questa terra murata all’antica con torrioni la maggior parte diruti e in alcune parti le case li servono per mura. Vi sono tre porte, una detta de’ Lombardi, l’altra di S. Giorgio, e l’altra di S. Nicola. Così l’abitato di Novi è descritto in una stima del feudo redatta nel 1660.
Il si sviluppa sulle pendici di un colle che era circondato da una cinta muraria e al quale si accedeva tramite tre ricordate nella relazione del 1660 e ancora oggi riconoscibili. La cima del colle è occupata da un potente quadrato (donjon) di età normanna, facente parte del complesso del castello che nel XIV secolo fu donato da Tomaso Marzano ai monaci Celestini, fatti venire a Novi in onore del papa Celestino V, mentre veniva costruito un nuovo . Quest’ultimo, oggi trasformato in abitazioni private, si presenta nella sua fase di rifacimento della metà del XVIII secolo. Al palazzo si accede da un ampio che immette nel cortile. Davanti al palazzo si apre la piazza del seggio, dominata dal torrione normanno.
Il (o di S. Giorgio), di fronte al palazzo baronale, nell’assetto attuale, assunto nel XVII secolo, è articolato su due livelli, intorno ad un chiostro con pozzo centrale. Sorgendo sulla sommità della collina, la situazione morfologica ne ha condizionato lo sviluppo, determinando livelli di imposta diversi per le singole ali dell’edificio. al convento avviene attraverso un portale in pietra, al termine di una rampa che si imbocca da via S. Giorgio (foto 12). La Chiesa di S. Giorgio, di origini trecentesche, è posta in corrispondenza dell’ala sud del monastero dei Celestini, al quale diede nome. La chiesa dava il nome anche alla porta dalla quale avveniva l’accesso a questa parte dell’abitato, certamente la più importante. Il monastero divenne subito molto potente, dotato di grandi proprietà terriere, derivanti, tra l’altro, proprio dal patrimonio della chiesa di S. Giorgio. I Celestini, ai quali venne affidato anche il santuario del Monte Gelbison, acquisirono subito una grande importanza. Dopo la soppressione del monastero, avvenuta nel 1807, l’edificio venne affidato alla curia vescovile che lo trasformò in seminario. Il vasto complesso, in parte restaurato negli ultimi decenni, attende una sua destinazione. Al di fuori di porta S. Giorgio si trovava la , risalente al XV secolo, alla quale era annesso un ospedale.
Il di Novi si dipana tra questa zona sommitale e quella della chiesa di S. Maria dei Lombardi, collocata a ridosso della cinta muraria, in prossimità della porta dei Longobardi.
La (o dei Longobardi), che si contrapponeva alla chiesa di S. Maria dei Greci, di rito greco, rimanda alla presenza a Novi dei Longobardi, ai quali forse si deve la sua fondazione. Si tratta dell’edificio religioso più importante di Novi ed ebbe anche il ruolo di cattedrale nei periodi in cui il paese fu sede vescovile. Per questo motivo la chiesa, nel XVIII secolo, subì delle modifiche, tra le quali la trasformazione a tre navate e la realizzazione del , mentre nella facciata romanica venne chiuso il rosone per fare posto all’ e alla cantoria. Nel XVII secolo la chiesa, infatti, era ancora ad una sola navata con cinque cappelle, come si legge nell’apprezzamento del feudo del 1660 (La Chiesa di S. Maria dei Lombardi consiste in una nave e cinque cappelle con suo altare maggiore). Alle cappelle si riferiscono, molto probabilmente, alcuni nella navata di sinistra. Nella navata di destra si trova la cappella dedicata a S. Maria di Costantinopoli, voluta dal vescovo Tommaso Carafa nel XVII secolo.
Al suo interno la chiesa raccoglie importanti opere pittoriche e scultoree: una Adorazione dei Magi di Cristoforo Faffeo (1497), un di Giovan Filippo Criscuolo (1540), un dipinto su tavola raffigurante la Madonna con Bambino tra Santa Caterina d’Alessandria e S. Giovanni Battista (1550 circa). Tra le sculture lignee si segnalano la statua di S. Margherita (inizi XVI secolo), la statua raffigurante la Madonna del Sacro Monte (inizi XVII secolo).
La conserva gli affreschi raffiguranti la Natività di Cristo (inizi del XV secolo) e un gruppo scultoreo dell’Annunciazione (prima metà del XVIII secolo).
Nella piazza antistante la chiesa di S. Maria dei Lombardi si apre la . Poco oltre si trovava la chiesa di S. Maria dei Greci, sicuramente una delle più antiche di Novi, ancora ben riconoscibile nelle sue linee architettoniche, oggi adibita ad oratorio. La chiesa fu in funzione fino al XVII secolo quando fu soppressa e annessa al palazzo vescovile, fatto costruire dal vescovo Nicolai che per primo che scelse Novi come sua sede, trasformando un gentilizio precedente e facendo dipingere sulla volta dell’ingresso il suo stemma. Annessa al Palazzo vescovile si trova la Cappella di San Pietro in Vincoli.
Sulla cima del (o Monte Sacro) che, con i suoi 1705 m slm, è una delle principali vette del Cilento, sorge il santuario della Madonna del Sacro Monte o Madonna di Novi. Si tratta di uno dei sette santuari mariani del Cilento, tutti ubicati su cime o pendici montane, costituenti una sorta di “sistema”, popolarmente indicato come “Le sette sorelle”: la Madonna del Granato (Monte Vesole Sottano, Capaccio), Madonna della Stella (Monte della Stella, Sessa Cilento), Madonna della Civitella (Monte della Civitella, Moio della Civitella), Madonna del Carmine (Monte del Carmine, Catona), Madonna della Neve (Monte Cervati, Sanza), Madonna di Pietrasanta (Monte Pietrasanta, S. Giovanni a Piro).
Il santuario, da secoli meta di pellegrinaggio dal Cilento e dalle aree limitrofe durante i mesi estivi, secondo un recente accordo con la Curia Vescovile di Vallo della Lucania, è riconosciuto come frazione del Comune di Novi Velia, mentre le aree riservate al culto restano di proprietà della Curia.
L’esistenza del santuario è documentata a partire dagli inizi del XIV secolo, ma la tradizione gli attribuisce un’origine molto più antica. La prima notizia risale agli inizi del XIV secolo (1308-1310), quando è ricordato come S. Maria de Monte Novo. Poco dopo, nel 1323, Tomaso Marzano, signore di Novi, lo diede in concessione al convento dei Celestini di Novi Velia.
L’apprezzo del feudo di Novi del 1660 ricorda anche la chiesa di S. Maria del Monte, la cui facciata venne completata nel 1709 ad opera dei Celestini che, soppresso il loro monastero (1807), dovettero lasciare il santuario che passò alla Curia vescovile.
A metà del XIX secolo gli edifici del santuario erano molto malmessi. Grandi lavori di ristrutturazione ed ampliamento furono avviati nel 1890, con la costruzione dell’albergo per i pellegrini e l’ampliamento della piazza e della chiesa, la cui inaugurazione avvenne nel 1912; nel 1930 fu invece inaugurato il nuovo campanile. Contestualmente vennero realizzate le altre opere di accesso, mentre nel 1952 si avviò la costruzione della strada che consente di raggiungere il santuario in auto con un percorso di circa 10 km partendo da Novi Velia.
La strada termina in prossimità di uno spiazzo, che funge anche da parcheggio, dove si trova uno dei tanti , formati dall’accumulo delle pietre portate dai pellegrini che raggiungono il santuario a piedi, in segno di penitenza. Da questo punto un percorso costituito da un e poi da una serie di rampe lastricate, lungo le quali sono distribuite le stazioni della , ed altri conduce all’area del santuario, posto sul punto più alto della vetta del monte. Un primo , contrassegnato dalla presenza di una croce e dall’incombere di alcuni dei tanti monoliti che caratterizzano l’area e legati a tradizioni e leggende relative al santuario e alle sue origini, spesso dai nomi evocativi (pietra della Madonna, zampa di cavallo ecc..), è sovrastato da una grande , alta 35 m e illuminata di notte visibile da tutto il circondario. Il tratto della strada che conduce al piazzale ove si trova la chiesa è fiancheggiato, sulla destra, dall’, mentre sulla sinistra costeggia il complesso degli . Superato l’accesso, sulla sinistra, agli ambienti che si sviluppano al di sotto di questo edificio e variamente denominati (grotte o cripte dei monaci), pertinenti, alle fasi precedenti la ristrutturazione novecentesca di tutto il complesso, ci si immette nel piazzale sommitale, sul quale prospetta sia la sia, di fronte, la , ricostruita nel 1723, e l’isolato campanile. La chiesa dedicata alla Madonna è tre navate divise da colonne in pietra con volta a botte decorata da affreschi; nel presbiterio si trova la .
Dalla vetta del monte si gode uno straordinario panorama sulle vallate e sui monti circostanti, ma anche sul mare e sulla costa. Le sue pendici sono ricoperte da e sono caratterizzate da numerose sorgenti che danno origine a corsi d’acqua che un tempo alimentavano mulini ed anche una centrale idroelettrica, ben conservata, quasi all’inizio della strada carrabile che dal paese conduce al santuario che è raggiungibile anche seguendo il e a tratti sistemato a gradoni, per un percorso di circa 7 km.
Il santuario rimane aperto ai pellegrini per tutto il periodo estivo, dall’ultima domenica di maggio alla prima di ottobre.