Predominanza di boschi di castagno e sistemi agricoli estensivi non irrigui

I boschi di castagno (Castanea sativa L.) rappresentano una delle formazioni boschive di origine antropica più diffusa nella fascia collinare/montana compresa tra i 700 e i 1200 metri.

Non di rado i boschi di castagno vengono trattati come cedui, con turni di taglio che variano dai 12 ai 16 anni. La ceduazione prevede il taglio periodico del bosco ed è adatta a piante che emettono nuovi fusti dalle ceppaie, con un sottobosco in cui sono presenti il ciclamino (Ciclamen hederifolium Ait.), lo zafferano selvatico (Crocus neapolitanus L.), l’asparago (Asparagus acutifolius L.), il biancospino (Crategus monogyna L.), il pungitopo (Ruscus aculeatus L.).

Talvolta i boschi di castagno si trovano alternati a sistemi agricoli estensivi non irrigui adatti alla coltivazione di cereali da granella o di piante foraggere per l’alimentazione del bestiame, intervallati da coltivazioni di piante legnose tra le quali dominano l’olivo (Olea europea L.) e la vite (Vitis vinifera L.).

Castagno

Nome inglese: Chestnut
Famiglia: Fagaceae
Nome botanico: Castanea sativa L.

Il nome deriva da kastanis “città del Ponto”, regione della Turchia sul mar Nero.

Il castagno è una pianta della fascia mediterranea che cresce fra i 200 e gli 800 metri s.l.m., apprezzata e conosciuta fin dall’antichità. Il castagno è molto longevo e di grandi dimensioni e può raggiungere i 25/30 metri di altezza e i 6/8 metri di diametro. Il fusto è eretto e robusto, ramificato con una chioma ampia ed espansa. Le foglie sono caduche e alterne di forma ellittico-lanceolata, dentate. L’impollinazione è entomofila (avviene tramite insetti) e i fiori sono molto visitati dalle api. Il frutto è un achenio (castagna) dalla buccia marrone lucido che racchiude la polpa chiara, commestibile dopo la cottura, ricoperta da una pellicola rosso-bruna. Le castagne, in numero da 1 a 3, sono racchiuse in un riccio spinoso che si apre e lascia cadere i frutti quando arrivano a maturità, durante il periodo autunnale. Il castagno viene utilizzato come pianta da frutto per le castagne o come pianta forestale per il legno.

Ciclamino

Nome inglese: Cyclamen
Famiglia: Primulaceae
Nome botanico: Ciclamen hederifolium Ait.

Il nome deriva dal greco kùklos-cyclos “cerchio” per la forma tondeggiante del bulbo; il nome specifico hederifolium deriva da hedera “edera” e folium “foglia”, poiché le sue foglie sono simili all’edera.

Il ciclamino è una pianta erbacea che cresce fino a un’altitudine di 1300 metri s.l.m., in ambienti boschivi e ombrosi caratterizzati dalla presenza di lecci, faggi, castagni. È una geofita bulbosa cioè una pianta che si riproduce, stagione dopo stagione, da un bulbo perenne. Il bulbo è di colore bruno, globoso. Le foglie che nascono in autunno, dopo la fioritura, hanno margine dentato, di colore verde lucido venato di bianco. Il fiore, molto delicato e inodore, è di colore rosato-violaceo. Fiorisce in tarda estate e per tutto l’inverno.

Zafferano selvatico

Nome inglese: Wild Saffron
Famiglia: Iridaceae
Nome botanico: Crocus neapolitanus L., Crocus grandiflorus L.

Il nome crocus deriva dal greco krokos, “filo”, in riferimento ai lunghi stimmi (parte del fiore) ben visibili, mentre gli epiteti neapolitanus e grandiflorus derivano dal latino (“napoletano” e “fiore di grande dimensione”).

Con la denominazione di zafferano selvatico si fa riferimento alle due specie di Crocus più presenti sul territorio. Lo zafferano selvatico, come quello vero (Crocus sativus L.) che è una pianta coltivata, è una piccola pianta erbacea che cresce in luoghi erbosi e boschivi fino a un’altitudine di 1500 metri s.l.m. Essa è provvista di un bulbo tondeggiante di 3/5 cm di diametro e di circa 2 cm d’altezza. Dal bulbo spuntano le foglie lunghe, lineari e prive di picciolo, di colore verde intenso, rivestite da guaine fogliari. I fiori, di colore violaceo, sono 3/5 per bulbo, con stelo fragile che termina con uno stimma* di colore arancione, diviso in tre parti dalle quali si ottiene la preziosa spezia. Il frutto è una capsula con numerosi semi. I fiori si possono trovare nel periodo compreso fra la fine dell’autunno e l’inizio della primavera.

* Stimma: parte superiore del pistillo (apparato posto al centro del fiore).

Asparago

Nome inglese: Asparagus
Famiglia: Asparagaceae
Nome botanico: Asparagus acutifolius L.

Il nome deriva dal greco asparagos “germoglio” e acutifolis “spinoso”, per le caratteristiche delle foglie.

L’asparago è una pianta erbacea perenne che cresce fino ad un’altitudine di 1300 metri s.l.m. nei boschi di caducifoglie, come castagneti e querceti, nelle leccete e nella macchia. La pianta è molto ramificata con un rizoma* sotterraneo, fusti legnosi e turgidi, foglie ridotte a squame spinose ed aghiformi, sostituite da rami modificati (cladodi*). Il rizoma è provvisto di numerose gemme dalle quali in primavera emergono i turioni*, di colore verde-violaceo, che costituiscono la parte commestibile. I fiori sono gialli-verdicci. Il frutto è una bacca prima verde e poi nera a maturazione. Fiorisce da maggio a ottobre.

*Rizoma: fusto perenne, per lo più sotterraneo, con funzioni di riserva d’acqua *Cladodio: fusto o ramo che, a seguito di mancanza o insufficienza di foglie, inverdisce e assume la loro funzione *Turione: germoglio

Biancospino

Nome inglese: Hawthorn
Famiglia: Rosaceae
Nome botanico: Crategus monogyna L.

Il nome deriva dal greco krataigos “forza e robustezza”, per le qualità del suo legno.

Il biancospino è un arbusto spinoso che può arrivare a 3/4 metri di altezza, con fusto legnoso molto ramificato, a foglie caduche. Si trova, comunemente, ai margini dei boschi di latifoglie, nel sottobosco, nelle siepi, dal mare fino alle zone submontane. Le foglie sono ellittiche, alterne, semplici, dal margine leggermente dentato. I fiori sono bianchi, profumati, riuniti in corimbi o grappolini. È una pianta mellifera*. In tarda estate e fino all’autunno compaiono le bacche ovali, di colore rosso, che contengono ognuna due noccioli.

* Pianta mellifera: pianta i cui fiori sono ricchi di nettare utilizzato dalle api per fare il miele.

Pungitopo

Nome inglese: Butcher’s Broom
Famiglia: Asparagaceae
Nome botanico: Ruscus Aculeatus L.

Il nome deriva da rus “campagna” e aculeus “munito di aculei”.

Il pungitopo è una pianta perenne che forma piccoli cespugli. Ha un rizoma* da cui hanno origine i fusti (turioni) legnosi, eretti, verde scuro, scanalati, ramificati nella parte alta. Le foglie vere sono caduche e piccole, mentre quelle che appaiono tali sono cladodi*, ovvero rametti modificati di colore verde scuro, ovoidali, appuntiti, terminanti con un aculeo. I cladodi hanno la funzione delle foglie e svolgono la fotosintesi clorofilliana. I fiori sono piccoli e verdastri e nascono al centro della pagina superiore delle false foglie; da questi si formano, durante l’inverno, i frutti sotto forma di bacche globose rosse. Il pungitopo è una pianta rustica e resistente al freddo che può crescere fino ad un’altezza di circa 1000 metri; vegeta in zone ombreggiate o semi ombreggiate, su terreni calcarei, ed è caratteristica del sottobosco di leccete e caducifoglie.

I giovani turioni* possono essere mangiati come gli asparagi.

*Rizoma: fusto perenne, per lo più sotterraneo, con funzioni di riserva d’acqua *Cladodio: fusto o ramo che, a seguito di mancanza o insufficienza di foglie, inverdisce e assume la loro funzione *Turione: germoglio squamoso che si sviluppa da un rizoma, da un tubero, da una radice

Olivo: l’albero del mediterraneo

Nome inglese: Olive tree
Nome dialettale: auliva
Famiglia: Oleaceae
Nome botanico: Vitis vinifera L.

L’olivo è un albero molto longevo ed infatti è possibile trovare individui millenari. Originario dell’Asia, è conosciuto fin dall’antichità; rappresenta l’albero mediterraneo per eccellenza.

E’ un albero sempreverde, con radice principale a fittone profondo e radici avventizie più superficiali ma ben ancorate al terreno, e può arrivare fino a 10/15 metri di altezza. Il tronco è espanso, nodoso, spesso cavo con rami che si espandono verso l’alto formando una chioma densa, corposa grigio-argentea. La corteccia è grigio-verde. Le foglie si formano sul ramo dalla primavera all’autunno, sono di colore verde opaco nella pagina superiore invece più argenteo in quella inferiore. Hanno forma lanceolata, acuminate alla punta, coriacee, semplici e opposte. I fiori bianco- giallino a forma di imbuto sono raccolti in piccole pannocchie all’ascella delle foglie. I frutti sono drupe carnose con buccia sottile, ovoidali (olive) di colore che varia dal verde al nero violaceo a maturazione, con nocciolo legnoso e polpa oleosa. La maturazione avviene in autunno.

Dalle drupe, per spremitura, si estrae l’olio, alimento principe della dieta mediterranea.

L’olivicoltura da secoli interessa il territorio cilentano rappresentando una importante risorsa per la popolazione. Le varietà maggiormente rappresentate sono Rotondella e Salella oltre a Pisciottana, Ogliarola, Frantoio e Leccino. L’olio prodotto ha avuto il riconoscimento come Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.) Cilento, è di colore giallo paglierino, dal gusto dolce con note appena percettibili di amaro e piccante. Ha un lieve sentore fruttato con note di mela e foglia verde.

CURIOSITA’ E USI

Il nome deriva dal greco oleia - “olivo”.

L’oliva salella ammaccata del Cilento è Presidio Slow Food, La varietà Salella matura un pò prima delle altre e viene utilizzata per preparare le “olive ammaccate”. Si scelgono le olive più polpose ma ancora verdi, si ammaccano con una pietra e si denocciolano una per una. Poi si immergono in acqua per 4/-5 giorni, avendo cura di cambiare l’acqua ogni giorno. Trascorso il tempo si mettono in una salamoia preparata con acqua, sale, alloro, finocchietto selvatico per alcuni giorni. Infine si scolano bene e si conservano ben pressate in un barattolo con origano, aglio e olio

Le foglie di olivo sotto forma di infuso o tintura madre hanno proprietà antisettiche, astringenti, ipotensive ad azione calmante L’olio d’oliva è molto usato in cosmesi per la preparazione di creme, saponi, lozioni per la ricchezza in vit. E con attività antiossidante e nutriente. Gli scarti della potatura si possono utilizzare per tingere i tessuti ottenendo un bel giallo olio.

Vite

Nome inglese: Grapevine
Famiglia: Vitaceae
Nome botanico: Vitis vinifera L.

Il nome deriva dal latino vitis “tralcio”, l’epiteto vinifera deriva dal latino vinum e fero ”portare”, dunque pianta che porta frutti usati per vinificare.

La vite è una pianta arborea rampicante che per crescere si attacca a vari tutori (sostegni) mediante i viticci. Dal fusto si dipartono numerosi rami, detti tralci. Le foglie, a forma di cuore, sono palminervie, formate da cinque lobi principali più o meno profondi; esse costituiscono un elemento diagnostico molto importante per il riconoscimento dei tipi di vitigno. I frutti sono bacche (acini) contenenti i semi (vinaccioli) e sono di forma e colore variabili: gialli, viola o bluastri, raggruppati in grappoli.

Tra gli antichi vitigni del Cilento bisogna citare l’Aglianicone, portato in Italia con molta probabilità dai Greci. È stato considerato in passato una variante del più noto Aglianico; in realtà è più vicino al Ciliegiolo ed è imparentato con il Montepulciano. Attualmente è oggetto di ricerca per ottenere un vino di qualità.